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IL TEMPO DELL'AMORE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 agosto 1999
 
di Giacomo Campiotti, con Juliet Aubrey, Ciaran Hinds, Natacha Regnier, Ignazio Oliva (Italia, 1999)
 
Un film sull'amore, un film sull'irrazionalità, sull'onda travolgente (è l'immagine che ricorre a legare i tre distinti episodi) della passione che va rifiutata; oppure accettata, ma allora con le sue regole. E Campiotti, mi sembra difficile contestarlo, filma animato da una grande passione.

IL TEMPO DELL'AMORE è allora un film non privo di qualche difetto. Il secondo episodio (quello ambientato a Parigi con la luminosa Natacha Regnier come protagonista) spreca una parte del suo ardore in qualche ripetizione di troppo, in una conclusione un po' facile. Ed il terzo (per altri aspetti fresco ed immediato) non si fonde stilisticamente con gli altri due. E la direzione degli attori (perfetta altrimenti) è tratti approssimativa. Conseguenza, forse, di una produzione che si è protratta per diversi anni.

Ma i pregi del film ne fanno un caso sorprendente e rallegrante nel quadro surgelato del cinema italiano. Non solo per avere avuto il coraggio di girare all'estero, lasciando agli attori la possibilità di recitare nella propria lingua. Ma per il "modo" con il quale Campiotti ha affrontato queste sue divagazioni romantiche ed epiche. Con tutto lo slancio, l'aderenza agli ambienti, la sensualità nel percepire gli spazi, gli umori, i colori, la materia di quanto i suoi personaggi andavano abitando. Di lasciarsi andare (come un Ken Russell, ma pure un Sergio Leone) alla suggestione del commento musicale per sposarne i movimenti della regia, di sacrificare le parole, i dialoghi per lasciare le immagini, i suoni, le musiche imporre la loro presenza sensuale. E la fisicità degli attori, delle sue attrici (squisita Juliet Aubrey di GO NOW) sfiorate dalla cinepresa con splendida intimità; la golosità per i paesaggi colti nella loro eternità, degli interni entro i quali la luce svela adeguatamente gli oggetti, il languore delle stoffe, dei drappeggi. Cinema dell'abbandono romantico, minacciato ad ogni istante dal compiacimento alla Lelouch, dello snobismo kitsch ed intellettuale. Se il film riesce sempre a sfuggirlo, se mantiene intatta la propria emozione è per la generosità ed il piacere che traspare da ogni inquadratura, da ogni movimento di macchina, da ogni respiro d'attore.


   Il film in Internet (Google)

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